3. La potenzialità del sistema insediativo

La potenzialità del sistema insediativo studia, l’insieme di tutte le aree che (incrociando le risultanze delle analisi urbanistiche ed edilizie con quelle sullo stato di attuazione del Prg e dello studio del sistema ambientale) risultano passibili di trasformazioni urbanistiche, all’interno delle quali cioè il nuovo PUC potrà selezionare quelle da destinare ai nuovi insediamenti e servizi. L’analisi ha riguardato priorita-riamente la capacità residua per insediamenti del Prg vigente nonché le aree destinate a servizi non attuati e, in secondo luogo, la po-tenzialità dello stato di fatto, cioé il riutilizzo di aree dismesse, sottoutilizzate o che si avviano verso la dismissione. I risultati delle indagini sono stati sistematizzati nella carta della “Potenzialità della Trasformazione”. Per quanto concerne il residuo residenziale localizzato diffusamente nella fascia periur-bana e collinare, è stata condotta un’attenta selezione e ricalibratura in considerazione delle loro oggettive condizioni ambientali ed ecologiche, in ragione delle difficili condi-zioni di fattibilità che tale residuo presenta, non solo sotto il profilo paesaggistico e am-bientale, ma anche sotto quello della fattibi-lità geomorfologica e dell’accessibilità infra-strutturale. Interessante per la potenzialità della trasformazione si presenta invece il re-siduo produttivo, localizzato nel Levante cit-tadino (le aree dei carbonili dell’Enel e quel-le retroportuali a ridosso di Fossamastra).

Le aree destinate a servizi non attuate, fatte salve quelle confermate nella destina-zione per motivi di opportunità urbanistica ed ambientale, rientrano nella potenzialità della trasformazione in modo differente:

- aree da perequare, ovvero le aree urbane di maggiori dimensioni inedificate sulle quali è possibile ipotizzare l’applicazione del mec-canismo perequativo, con un parziale utilizzo edificatorio concentrato su una parte limitata dell’area, a fronte di una consistente ricaduta pubblica e ambientale. Il meccanismo perequativo si applicherà in linea di massima ad ambiti contigui, anche se potrà essere valutata, per alcuni ambiti e situazioni specifiche, l’opportunità di applicazione su più ambiti anche non contigui (perequazione “ad arcipelago” o “coordinata”);

- aree da riclassificare a destinazioni private e ambientali, ovvero le grandi aree periur-bane inedificate da riclassificare a destina-zioni ambientali ed agricole di tutela (soprat-tutto quelle vicino alla maglia ecologica-ambientale principale: corsi d’acqua, zone di pregio paesaggistico, aree di eccezionale valore biotico, ecc.);

- aree da riclassificare a destinazione privata di tutela dello stato di fatto, si tratta di aree libere di estensione limitata che per forma e dimensione non permettono un ra-zionale utilizzo a fini pubblici e non con-sentono l'applicazione efficace del meccanis-mo perequativo. Su tali aree potrebbe essere confermata la necessità di mantenerle tali (private libere e inedificate), promuovendo funzioni a reddito come autorimesse interrate private, parcheggi ad uso pubblico e verde privato (anche sportivo e ricreativo);

- aree da riclassificare a zone di com-pletamento edilizio, in cui rientrano tutte aree destinate a servizi di quartiere dal Prg vigente con lotti contenuti che per forma, dimensione e localizzazione non presentano una significativa utilità pubblica (neppure attraverso il meccanismo perequativo).

L’analisi della potenzialità dello stato di fatto ha evidenziato le seguenti tipologie:

a) aree dismesse/sottoutilizzate o dismittibili; aree di dimensione anche notevole entro il perimetro urbano, localizzate in contesti urbanistici e ambientali problematici;

b) aree occupate da attrezzature pubbliche da ridestinare (attuale sede ACAM, ex Fitram, centrale ENEL, Ospedale, ecc.);

c) aree militari e demaniali da ridestinare, di cui è ipotizzabile un’acquisizione in quan-to risorsa urbana da valorizzare.

 

 


 


TAV. 10 – LA POTENZIALITA’ DELLA TRASFORMAZIONE