5.2. L’artigianato

La crisi che si è verificata durante l’intervallo temporale ‘91-’93 ha indubbiamente interessato anche l’artigianato spezzino. Il 1994 ha evidenziato una certa ripresa constatata da una crescita del volume di affari ed un aumento delle imprese operanti in alcuni settori. Complessivamente, mentre da un lato si è verificata una crescita dello 0,3% delle UL (interessando maggiormente quelle del legno, l’impiantistica, i parasanitari), dall’altro gli addetti si sono ridotti del -2,7%, sebbene questa caduta sia inferiore rispetto agli anni della crisi. Il problema maggiore sembrano riscontrarlo le imprese che hanno sempre operato nell’indotto della grande industria (OTO Melara, Termomeccanica e Arsenale): esse infatti hanno avuto difficoltà di ripresa a seguito delle minori richieste provenienti dalle grosse committenti a causa della vicenda EFIM. La riduzione del -2,7% degli addetti occupati nelle imprese artigiane nel 1994 è dovuto al fatto che esistevano ed esistono esigenze di flessibilità nel processo di produzione. Questo ha portato una crescita della quota capitale ed una riduzione della domanda di lavoro; tutto ciò associato ad una riduzione delle dimensioni. Dal punto di vista della struttura delle imprese artigiane la ditta individuale resta la forma giuridica con maggiore peso sul totale (circa l’80%).

Nel comprensorio La Spezia-Val di Magra nel comune capoluogo erano concentrate il 50,4% delle imprese artigiane, mentre nella valle del Magra esse arrivavano a circa il 30%. Oggi le imprese artigiane sono concentrate per il 39,7% nel Comune della Spezia e per il 33,6% nella valle del Magra. Questa delocalizzazione di imprese verso la valle del Magra è da imputare principalmente alla scarsità di aree artigianali nel Comune. Nel periodo ‘91-’94 i settori che hanno avuto un andamento negativo sono stati: il chimico-plastico -13%; il metalmeccanico -10,3%; l’edilizia -4,73%; l’igiene e pulizia -5,2%; i trasporti -6,1%.

La dimensione media delle aziende artigiane è pari a 1,9 addetti per impresa. La dimensione media passa da 1,96 a 1,81 per l’edilizia; da 2,69 a 2,40 per l’alimentare. La classe dimensionale minima (un solo addetto) rappresenta l’80% delle imprese ed il 41,1% dell’occupazione complessiva. La classe tra 2 e 9 addetti ha un peso sul totale pari al 18,5%. Per quanto riguarda i vari settori, il comparto meccanico ha una tendenza all’aumento dimensionale anche se esistono ancora imprese legate all’indotto della grande industria incapaci di presentarsi in modo indipendente sul mercato. L’edilizia, come l’artigianato di servizio, prosegue nei segnali di stasi. L’alimentare ha subito la riduzione dei consumi soprattutto a livello urbano; nel settore trasporti, infine, si evidenzia una riduzione di richieste, anche in relazione al mutamento degli scenari competitivi.