5.1. L’industria

Nel 1991 il comparto manifatturiero confermava il ruolo di primo piano nel sistema industriale, seguito dalle costruzioni, cantieristica, meccanica di precisione e metalmeccanica. Tutto ciò sebbene nel decennio considerato si sia verificato un fenomeno di deindustrializzazione, con un calo del peso degli addetti industriali rispetto alle altre attività economiche ed un ridimensionamento del settore manifatturiero stesso (-3% di occupati) e di unità locali.

Nel periodo ‘91-’94 c’è stata una ulteriore contrazione delle imprese industriali (-10,9%) che hanno interessato maggiormente: l’edilizia (-13,6%); il manifatturiero tessile (abbigliamento -17,4%); la produzione dei beni di metallo (-12,7%), la lavorazione dei minerali non ferrosi (11,3%), la cantieristica (-8,3%). In questo periodo aumenta invece il peso della metalmeccanica (22,2% nel 1991 e 23,3% nel 1994), caratterizzandosi come il comparto a maggiore “tenuta” (-6,8%). La meccanica di precisione ha mostrato, durante gli anni di riferimento, la più alta stabilità come variazione del numero di imprese e una grande reattività al momento sfavorevole tanto da ottenere un saldo positivo (+7,3%) nel 1993.

Per ciò che riguarda la struttura del sistema, nel 1994 la forma giuridica prevalente nel settore industriale spezzino era la Ditta Individuale (61,1%) con una prevalenza nei comparti del tessile-arredamento e le costruzioni. Le società di persone e di capitale erano invece maggiormente presenti nell’energetico e nell’estrattivo. Il metalmeccanico presenta il 20,5% di società di capitali ed il 27,9% di società di persone. L’altra metà sono ditte individuali.

La maggiore contrazione dell’occupazione industriale nel periodo ‘91-’94 si è registrata nel comparto delle costruzioni (-37,9%). Nell’industria il calo di occupazione è dovuto al blocco delle assunzioni, al pensionamento e prepensionamento sfociato poi nei licenziamenti. Tutto ciò non ha fatto che sottolineare il ruolo importante della grande industria pubblica (Arsenale M.M.) e quella a partecipazione statale: il peso infatti è salito dal 35,8% al 33,1% del totale della forza lavoro industriale. La grande industria spezzina ha fatto riscontrare una contrazione occupazionale pesante nel comparto armiero (OTO Melara) e nella cantieristica e collegate (Termomeccanica).

Il 1995 sembra evidenziare un miglioramento dovuto ad un progressivo processo di emancipazione della PMI spezzina, caratterizzata fino a quel momento da un tipo di produzione da “indotto”. Essa, infatti, tende sempre più a crearsi una propria personalità, ad orientarsi al mercato, in competizione per ciò che riguarda la tecnologia dei processi produttivi e la capacità di penetrazione. D’altra parte esistono tuttora le PMI non competitive, ancorate all’indotto della grande industria locale, situazione che durante il periodo di contingenza sfavorevole (‘91-’94) ha portato insieme alla crisi della grossa impresa, quella della PMI locale legata ad essa.

La Spezia ha la maggiore percentuale di industrializzazione regionale (20,2%). La grande industria ha avuto un calo occupazionale costante che continua fino ad oggi: la Termomeccanica si è ridotta in un anno (‘94-’95) di circa 1/3; l’OTO del -5,3%; la Fincantieri -4,1%; l’Inma –10,6%. In controtendenza sono l’Ocean +10,1% (da 536 a 590 addetti) e l’Intermarine dello 0,3% (compresa la zona di Sarzana).