5. Tipi edilizi

L'ipotesi di un inferiore "livello di tipicità" dell'edificato storico della periferia urbana, ha trovato un comune riscontro negli esiti della lettura della tipologia edilizia. Al costante riproporsi di una incertezza insediativa originata dalla sovrapposizione alla preesistente maglia di matrice rurale di interventi ristrutturanti di epoca moderna rimasti incompiuti, fa riscontro, a livello edilizio, un'analoga indeterminazione dell' identità tipologica dei manufatti rispetto a quelli del nucleo urbano centrale: le alte-razioni dei tipi caratteristici delle aree centra-li si esprimono sia nella relazione morfo-logica tra edificio, percorso e lotto perti-nenziale (rapporto edificio-tessuto), sia negli stessi caratteri architettonici e distributivi dei singoli manufatti. Alcune delle tipologie edi-lizie seriali tradizional-mente riscontrabili nel nucleo urbano centrale compaiono, peraltro, nelle parti della periferia storica nella loro inalterata configurazione, prevalentemente all'interno dei tessuti lineari chiusi lungo le dorsali, mentre tendono complessivamente a perdere il loro grado di identificabilità o a riproporsi in forme moderne diversificate via via che i tessuti di impianto tendono ad allon-tanarsi da esse per sfrangiarsi nei percorsi minori di lottizzazione o nelle fasce pedecollinari dell'estrema periferia. All’interno dei tessuti edilizi storici chiusi sono state rilevate le seguenti tipologie edilizie:

1)    in termini quantitativi le tipologie a schiera, pseudoschiera, pseudolinea, linea, compaiono nel 45% dei casi;

2)    molti degli elementi tradizionali (per lo più edifici in linea) che tendono a conformare le cortine edilizie continue e chiuse sui percorsi principali (es. i tessuti lungo l'Aurelia storica: via Lunigiana, via Sarzana), compaiono, con analoghi carat-teri architettonici lungo i percorsi minori in forma isolata, talvolta in posizione centrale rispetto al lotto di pertinenza, alterando la propria regola insediativa in favore di un modello "a palazzina";

3)    alterazioni degli aspetti architettonici nei tipi "storici", sono state assimilate all'interno delle categorie di pseudolinea o pseudoschiera, tipologie che costituiscono il 2,5% circa degli edifici rilevati nell'area periferica;

4)    analoga alterazione architettonica e morfologica, si riscontra nei casi di trasformazione di tipi di origine rurale, come le corti, disseminate pressoché su tutto il territorio urbano periferico (8% circa degli edifici storici della periferia sono ancora riconducibili ai caratteri distintivi del tipo a corte), in edifici assimilabili al tipo del villino periurbano;

5)    l’incidenza delle trasformazioni dei manufatti storici è resa altresì maggiormente significativa dal dato percentuale relativo agli edifici ristrutturati con modifiche o alterazioni dei loro caratteri architettonici e tipologici (in larga misura in seguito a processi superfetativi moderni) pari a circa il 36% degli edifici storici periferici. Degli edifici ristrutturati solo il 30% mantiene i caratteri originari.

Nel passaggio dai tessuti di tipo continuo-chiuso a quelli di tipo discreto-aperto sta il principale elemento di differenziazione delle tipologie edilizie del centro storic" da quelle specifiche della periferia: lungo le direttrici di impianto della piana di Migliarina il tessuto si apre nelle sequenze dei villini storici di via Michele Rossi, via delle Grazie, via Falconi, Stradone D'Oria, frutto delle prime colonizzazioni urbane della piana intorno alla fine degli anni Venti. All’interno dei tessuti edilizi aperti sono rilevate le seguenti tipologie edilizie:

1)    il tipo a villino che rappresenta il 22,5% degli edifici, è il più frequente della periferia. Esso raffigura la principale caratterizzazione dei tessuti di tipo aperto e degli ambiti, compare frequentemente (nel 40% circa dei casi) nella sua forma storica (anni Venti-Trenta) nelle aree della piana di Migliarina, nella fascia di fondovalle della conurbazione Boschetti, Limone, Melara, Termo, Pianazze, nella fascia pedecollinare della Chiappa a ridosso dell'Aurelia, nella zona di Ruffino. Il villino presenta spesso caratteristici elementi di linguaggio architettonico decorativo che ne gerarchizzano l'affaccio urbano. In forma moderna (anni Cinquanta-Sessanta) il villino si presenta con caratteri morfo-tipologici analoghi in spazi di completamento ma caratterizzato da linguaggio architettonico funzionale. I tessuti e gli ambiti a villino sono spesso caratterizzati dalla regolarità di un impianto lottizzativo ordinato e da una configurazione morfologicamente definita ed equilibrata costituendo, pertanto, elemento di tipicità e di qualificazione dello spazio insediato periferico;

2)    l'edilizia post-bellica si caratterizza anche attraverso le espressioni moderne della casa in linea che costituiscono, in termini puramente quantitativi, il 36% circa degli edifici in linea della periferia. Nei quartieri residenziali pubblici (anni Cinquanta-Sessanta), spesso essa si presenta nella forma aperta di corpo edilizio autonomo costituito da elementi a due alloggi per piano serialmente ripetuti, indifferente rispetto alla gerarchia dei percorsi, con corpo isolato sul lotto pertinenziale destinato frequentemente a giardino collettivo. Nei primi esempi di tale tipologia (Favaro, Termo, Pianazze), il linguaggio edilizio a parete muraria continua contribuisce a rendere tali episodi assimilabili ai complessi popolari storici del Nucleo Urbano Centrale e riconosciuti di specifico valore architettonico e documentario da un punto di vista qualitativo. Lo sviluppo più recente di questa tipologia (anni '60-'80), identificato nei "blocchi aperti", che sempre più tendono a svincolarsi dalla geometria dell'impianto urbano circostante (via Parma, via Federici, via Bragarina, via della Pianta, corso Nazionale), tende ad accentuare l'indifferenza dell'edificio rispetto al percorso e il grado di diversificazione della morfologia edilizia e del linguaggio architettonico. La negazione, tipicamente moderna, di un ordine riconosciuto, si esprime talvolta a livello planimetrico con edifici a "spezzata" che tendono ad occupare il lotto pertinenziale in profondità, escludendo la possibilità di gerarchizzare, a livello volumetrico, il fronte lungo il percorso con una parete continua in favore di corpi concavi e convessi disarticolati e indifferenti all'assialità (corso Nazionale, via Bragarina, via Federici); oppure con edifici a "stecca", più rigorosi nella stereometria e nell'allineamento, ma di fatto architettonicamente indifferenti alla maglia urbana (via Parma, via Federici);

3)    a questa individuazione, negli edifici moderni, di caratteri tipologici ricono-scibili nella loro graduale trasformazione storica, fa riscontro un insieme diffuso di elementi ibridi che, ricondotti in parte a tipologie edilizie di tipo aperto, "a palazzina" o "a villino", costituiscono gran parte degli ambiti urbani periferici con eterogeneità di linguaggio architettonico. Complessivamente, infatti "palazzina" e "villino", specifici di tessuti a morfologia aperta, costituiscono circa il 33% degli edifici della periferia. Non infrequenti le caratterizzazioni di tali episodi attraverso stilemi architettonici del movimento moderno "volgarizzati" in chiave "domestica", cui è stato comunque riconosciuto un valore documentario.

Quando gli edifici, storici o moderni, non sono risultati ascrivibili a tipi edilizi codificati, in assenza, cioè, di regole morfologiche riscontrabili, sono stati attribuiti alla categoria "altro", che costituisce circa il 27% dell'edificato totale, a significativa conferma dell'inferiore grado di identificabilità dell'edilizia periferica.

In termini di valutazione qualitativa generale è evidente, nell'edificato storico presente nella periferia spezzina, la prevalenza di edilizia di valore ambientale su quella di valore storico-architettonico o monumentale. La prima assume, infatti, la consistenza di circa il 77,5% dell'edificato storico non interessato da più recenti interventi di ristrutturazione; mentre gli edifici di valore architettonico-monumentale o storico architettonico costituiscono l'8% degli edifici antecedenti il 1940. La gerarchizzazione in forma ordinata del linguaggio architettonico dell'edilizia storica periferica, riscontrata lungo le dorsali o i percorsi principali e, più episodicamente, all'interno dei percorsi secondari e minori, tende a stemperarsi, infatti, in un diffuso "valore ambientale" nei tessuti aperti della periferia, interessati, altresì, come già rilevato, da trasformazioni e alterazioni; anche per questo il riconoscimento dello spazio urbano, in una prospettiva di lettura tesa a interpretarne il valore nelle forme e nei gradi di organizzazione complessiva, trascende quella del valore architettonico del singolo edificio per interessare tessuti ed ambiti nella loro struttura e tipologia.

Per l'edilizia moderna, solo il 5% degli edifici rilevati assume valore "architettonico-documentario", mentre circa il 55% risulta morfologicamente non compatibile con il relativo contesto insediativo; ma una interpretazione qualitativa più complessa dei significati e dei valori degli insediamenti moderni è raggiungibile solo attraverso la più organica lettura "per ambiti" delle relazioni tra le diverse parti dello spazio urbano.

 


MORFOTIPOLOGIA EDILIZIA

 

Nell’analisi della tipologia edilizia, la necessità di conseguire dati omogeneamente determinati in tempi relativamente brevi ha imposto una modalità di procedimento speditiva, che ha considerato le sole caratteristiche morfologiche rilevabili —o intuibili— dagli spazi liberamente accessibili o dalla cartografia aerofotogrammetrica: un rigoroso  studio tipologico avrebbe infatti comportato, quanto meno, il rilievo planimetrico dei piani terra di tutti gli edifici ad una scala utile a descrivere strutture portanti, conformazione ed aggregazione degli spazi interni, impianto distributivo dell'organismo architettonico. Per questo motivo, pur utilizzando la definizione "tipologia architettonica", si ritiene più corretta l'accezione di lettura "morfo-tipologica", sviluppata sul territorio urbano. Gli elementi morfologici presi in considerazione per la determinazione delle classi tipologiche sono:

- modalità di edificazione  del lotto; rapporti tra edificato, aree scoperte e percorsi;

- modalità di aggregazione e distribuzione degli spazi interni, dedotte attraverso la lettura dei prospetti architettonici;

- modalità di aggregazione in tessuti edilizi del sistema edificio-area di pertinenza con quelli adiacenti.

Tali modalità insediative, riscontrabili in forma consolidata nel nucleo urbano centrale, non presentano caratteri di regolarità tipologica nell'organizzazione urbana periferica, dove si riscontrano frequenti eccezioni e alterazioni nel rapporto edificio - lotto ed edificio - strada oltre ad eterogeneità di linguaggio architettonico. Questa riduzione della tipicità dei manufatti edilizi della periferia è da ascriversi alla rarefazione dei rapporti gerarchici e di continuità insediativa, caratterizzanti il "centro storico", nella formazione dei tessuti, nonché ad un crescente grado di eterogeneità e marginalità delle funzioni insediate (commistione di attività produttive e residenza, ecc.)

ANTE 1940

CORTE

Sono gli edifici di originaria matrice rurale ancora ricono-scibili all’interno del tessuto urbano. Il rapporto con il per-corso non è mai diretto, ma mediato attraverso l’area sco-perta, principale sede delle attività agricole lavorative. L’organismo edilizio è costituito da un edificio principale ad uno o due piani a corpo semplice di forma rettangolare e profondità monocellulare a fronte cieco sul confine, mentre gli affacci si aprono sullo spazio interno. La tras-formazione di questi edifici in organismi edilizi residen-ziali ha prodotto notevoli modificazioni del tipo originario (quali l’apertura di affacci diretti su spazi esterni o l’acquisizione di servitù di veduta sulle corti contigue) facendone perdere l’originaria caratteristica di recinto chiuso. Nelle aree periferiche la variazione pre-valente del tipo si riscontra sotto forma di trasformazione in edifici mono-bifamiliari assimilabili alla tipologia moderna a villino, con alterazione del rapporto originario edificio-lotto e modifiche distributive e volumetriche

SCHIERA

 

Questa categoria contiene gli edifici a fronte monocellulare (4-6 m.) e due soli affacci, uno diretto su strada e l'altro su uno spazio scoperto retrostante di pertinenza, in uso esclusivo della casa; i muri laterali —ciechi— individuano il confine con gli edifici adiacenti e costituiscono appoggio comune per gli orizzontamenti. Caratteristica propria del tipo è la coincidenza con un’unica unità abitativa, organizzata su più livelli: il piano terra assolve a funzioni mercantili e di piccolo artigianato e gravita direttamente sul percorso; i piani superiori sono destinati ai locali di abitazione, a cui si accede da una scala interna. Una volta raggiunta l'altezza limite —tipica da luogo a luogo— i successivi processi di accrescimento della casa a schiera avvengono per intasamento dell'area di pertinenza, spesso ridotta a chiostrina interna.

PSEUDOSCHIERA

 

Questa categoria contiene gli edifici tipologicamente assimilabili alla casa a schiera, ma con elementi di alterazione rispetto alle caratteristiche architettoniche o d’uso, precedentemente descritte. In particolare ciò può verificarsi sotto forma di variazione dimensionale in profondità ed altezza dell'edificio e aumento del numero di unità abitative.

 

 

 

 

ANTE 1940

POST 1940

 

PSEUDOLINEA

 

Questa categoria contiene gli edifici appartenenti alla stessa matrice della casa in linea, ma con elementi di alterazione rispetto alle caratteristiche architettoniche o d’uso, successivamente descritte —ad esempio: un corpo scala in posizione decentrata, che distribuisce un solo appartamento per piano—. Analogamente alla tipologia di pseudoschiera, a questa categorie sono ascrivibili anche i manufatti edilizi ad essa assimilabili per caratteri distributivi ed architettonici ma con una modalità insediativa caratteristica ad esempio del tipo a villino.

 

 

 

LINEA

 

Questa categoria contiene edifici di profondità bicellulare (corpo doppio) caratterizzati da un corpo scala, in posizione baricentrica, che distribuisce due o più appartamenti per piano; questi risultano costituiti da una serie di cellule disposte "in linea". La profondità a corpo doppio indica la normale attitudine del tipo ad affacciarsi sui lati lunghi e ad aggregarsi sui due fianchi ciechi.

L’edificio si colloca generalmente in rapporto diretto con la via o la piazza  sulla quale attesta il prospetto pubblico specializzando il piano terra ad uso commerciale; il retro affaccia su uno spazio privato di pertinenza. I fianchi sono normalmente privi di affaccio; qualora non risultino aggregati, possono eventualmente presentare finestre di vani di servizio, ad esempio bagni sulla testata dei corridoi centrali.

 

Nelle aree periferiche il tipo, che nel centro storico costituisce un fronte edilizio continuo su percorso, può presentarsi in forma isolata o in posizione arretrata all'interno dello spazio di pertinenza a costituire un rapporto tra edificio - lotto - percorso assimilabile alle modalità insediative delle moderne tipologie a palazzina e a villino.

 

BLOCCO CHIUSO

 

In questa categoria sono stati raggruppati i fabbricati che presentano profondità del corpo edilizio di tre o più cellule; normalmente, questi si sviluppano attorno ad un vano centrale —coperto ed illuminato dall'alto— in cui è situata la scala condominiale; negli organismi più articolati lo spazio centrale si trasforma in una o più chiostrine con lo scopo di  dare aria e luce ai vani interni. Il rapporto col percorso è sempre diretto, almeno per quanto riguarda il lato di accesso. Questa tipologia edilizia può essere aggregata  ad edifici adiacenti per uno dei suoi lati; ovvero tramite un corpo basso di collegamento —a destinazione per lo più commerciale od artigianale— che ricostituisce la continuità della parete edilizia lungo il fronte stradale, al piano terra; ovvero per l'intera altezza del fronte, ma tramite una sola cellula in profondità sul fronte strada.

 

 

Nella fase post-bellica la tipologia a blocco chiuso mantiene pressoché inalterati i caratteri morfologici, variando pressoché esclusivamente nei connotati architettonici

 

 

 

 

ANTE 1940

POST 1940

BLOCCO APERTO

Questa categoria contiene quegli edifici plurialloggio "a blocco" che presentano un'articolazione più complessa dei corpi di fabbrica, non chiudente spazi interni a carattere privato e senza una chiara distinzione tra facciate di rappresentanza ed affacci secondari; gli edifici, pertanto, si sviluppano sempre con una serie di fronti indistinte, necessariamente in numero superiore a quattro.

 

A questa tipologia sono assimilabili gli edifici plurifamiliari  moderni ad alta densità abitativa caratterizzati da una disposizione planivolumetrica sviluppantesi all'interno del lotto di pertinenza e svincolata dalla maglia viaria, spesso arbitrariamente rispetto alla gerarchia degli allineamenti stradali.

 

 

PALAZZO

Questa categoria contiene gli edifici appartenuti ad un'unica famiglia nobiliare di cui porta generalmente il nome.

La costruzione si sviluppa con una serie di piani gerarchizzati in rapporto alle loro funzioni di rappresentanza: al piano terra sono presenti, oltre all'androne di ingresso che immette nella corte interna —solitamente porticata e loggiata— ed allo scalone principale, una serie di locali di servizio e di magazzini; al primo piano —il cosiddetto piano nobile— sono situati i locali che rivestono funzioni sociali; ai piani superiori sono collocati gli appartamenti privati e gli alloggi di servizio. La gerarchia dei piani si riflette nel trattamento architettonico dei prospetti.

Il palazzo occupa le posizioni divenute nodali nel processo di  sviluppo del tessuto urbano derivando dalla rifusione di tipologie seriali preesistenti o dalla rifusione dei loro lotti e sostituzione delle strutture architettoniche.

 

 

 

VILLA

La villa, in origine, è una vera a propria tenuta agricola che possiede, nel territorio di proprietà, una serie di costruzioni accessorie. Si presenta generalmente come vera e propria emergenza paesaggistica in virtù della sua localizzazione, baricentrica rispetto all'organizzazione poderale che ad essa fa capo. Nel panorama attuale di urbanizzazione diffusa, le tenute agricole delle ville si presentano quasi sempre frammentate in lottizzazioni a scopo edificatorio per cui, dell'originario impian-to territoriale, non rimane che la sola parte di stretta pertinenza dell'edificio padronale in cui l'aspetto della vegetazione è stato trasfigurato da agricolo-produttivo a domestico-decorativo. Spesso il lato di accesso viene differenziato dal retro: il primo si conforma in giardino all'italiana organizzato sull'asse edificio-viale di ingresso, assumendo un chiaro carattere di rappresentanza; sul retro viene organizzato un giardino più rustico che diventa, in alcuni casi, un vero e proprio boschetto di essenze mediterranee sempreverdi.

 

 

 

 

 

 

ANTE 1940

POST 1940

VILLINO

 

In questa categoria si collocano tutti quegli edifici monofamiliari appartenenti alla prime espansioni del suburbio, siano essi frutto di progetti di lottizzazione o di singole localizzazioni. Il modello di riferimento è quello della villa —quindi un tipo territoriale, ma attuato con mezzi ben più scarsi.

Il lotto di pertinenza, di limitata estensione, è generalmente quadrangolare e dotato di recinzione; l'edificio si colloca al centro di questo, alla minima distanza dai confini consentita dai regolamenti edilizi e senza diretto rapporto col percorso; sul lato visibile dalla strada presenta un piccolo giardino talvolta con essenze esotiche, mentre il resto dell'area può essere organizzato ad orto o ad altri spazi di servizio della casa. La forma dell'edificio è generalmente quadrata, ad un solo piano e con tetto coperto a padiglione. Solitamente, su uno degli angoli, la facciata arretra a formare un piccolo portico, sul quale si apre l'accesso principale.

 

Nella fase post-bellica il villino, che diventa la tipologia più caratteristica dello sviluppo urbano periferico, mantiene costanti i caratteri morfologici di rapporto con il lotto e con il percorso della fase prebellica, sia pure con una sempre meno evidente ricorrenza di regole ordinative e di tessuto. Le forme più complesse si sviluppano a due o anche a tre piani, spesso accompagnate dalla presenza di un ulteriore nucleo familiare, generalmente parentale. Nei casi di frazionamento proprietario viene aumentata la promiscuità delle funzioni dell'area di pertinenza, che può sviluppare ingressi distinti e scale esterne. Questa tipologia segna un punto di passaggio verso la palazzina plurifamiliare vera e propria.

 

PALAZZINA

 

A questa categoria appartengono gli edifici plurialloggio, originariamente situati in collocazioni periurbane, in condizioni di indeterminatezza del tessuto edilizio. La struttura della costruzione deriva dalla casa in linea, in quanto edificio multipiano con un corpo scala che  distribuisce due o tre appartamenti per piano, ma il tipo di rapporto con lo spazio pubblico è piuttosto mutuato dal villino, cioè tendente a costituire uno spazio privato ed indipendente rispetto al contesto in cui si colloca. L'edificio occupa una posizione centrale all'interno del lotto, spesso indifferente ad allineamenti ed orientamenti dell'edificato circostante; l'area esterna è organizzata per consentirne un uso promiscuo: parcheggio riservato ai soli condomini, aree verdi collettive o pertinenziali degli appartamenti situati al piano terra tra cui si snodano camminamenti di accesso agli alloggi dotati di ingresso indipendente.

 

Con il villino, la palazzina costituisce il tipo edilizio più ricorrente dell’espansione periferica post-bellica. Dal punto di vista morfologico i caratteri sono pressoché invariati, ma dal punto di vista distributivo, planivolumetrico e architettonico, esso presenta il maggior livello di diversificazione ed eterogeneità rispetto all’edificato del tessuto circostante. Questo tipo di insediamento, quindi, non presenta attitudine a costituire il tessuto edilizio tradizionale precedentemente descritto.

SPECIALE NODALE

In questa categoria ricadono gli edifici a destinazione speciale il cui organismo architettonico è composto da uno spazio centrale unitario, nettamente prevalente rispetto ad altri vani subordinati; ad esempio: chiese, cinema e teatri, costruzioni per manifestazioni sportive, etc. In genere occupano una posizione polare all'interno del tessuto urbano ed organizzano il proprio lotto di pertinenza per un uso pubblico, integrandosi appieno nel tessuto edilizio circostante.

 

 

 

Nelle aree periferiche, la caratteristica prevalente di alterazione del tipo deriva da un rapporto spesso frammentario ed episodico con il tessuto circostante e da un rapporto spesso irrisolto tra spazi pubblici e spazi privati.

 

 

 

 

ANTE 1940

POST 1940

SERIALE POLARE

In questa categoria ricadono gli edifici a destinazione speciale il cui organismo architettonico è composto da ambienti di importanza paritetica aggregati serialmente; ad esempio: scuole, conventi, edifici per uffici —pubblici e privati—, ospedali, etc. Il termine polare si riferisce alla loro attitudine a costituire polarità urbana.

Il tipo assume, nella fase post-bellica, una articolazione volumetrica tendenzialmente più svincolata dalle geometria e dalle morfologie urbane dei tessuti circostanti, spesso accompagnata da una accentuazione dei caratteri spaziali di serialità e di standardizzazione architettonica.

 

SERIALE ANTIPOLARE

Questa categoria raggruppa gli edifici e recinti originariamente collocati in ambiti  allo scarto del tessuto edilizio ovvero in posizione periferica rispetto all'aggregato urbano. La sua forma, per quanto varia, è riconducibile alla tipologia a "recinto", determinata in base ad una organizzazione interna del lotto, con rapporto di tipo indiretto tra percorso ed insediamento. L'insediamento si configura spesso come una semplice occupazione di suolo, con carattere di intrusione all'interno di tessuti preesistenti, per i quali assume il carattere di antipolarità.

Le costruzioni, anche quando sono sistemate sul perimetro del lotto, affacciano esclusivamente sullo spazio interno e sono costituite da vani paritetici aggregati serialmente o da impianti spaziali aperti a campate e senza alcuna gerarchia. Alcuni complessi ascrivibili alla fase storica dell'industrializzazione, spesso tipologicamente contraddistinti da un caratteristico impianto di tipo "basilicale", sono da considerarsi vere e proprie emergenze morfologiche rispetto al contesto urbano.

Nel periodo post-bellico, l’accentuazione dei caratteri di pervasività dell’espansione industriale si manifesta attraverso tipologie in cui i caratteri di serialità e di standardizzazione diventano preminenti. Si tratta spesso di vaste aree a destinazione produttiva o di stoccaggio coperte solo parzialmente e successivamente intasate da tettoie od altre costruzioni per lo più eterogenee e talvolta precarie.

 

COLONICA

In questa categoria sono raggruppati gli edifici isolati di colonizzazione agricola del territorio, non inquadrabili nelle case a corte, spesso inseriti con alterazioni all'interno dei tessuti periferici contemporanei delle fasce pedecollinari.

 

 

 

 

 

 

 

 

TIPOLOGIA UBANA: TESSUTI

 

ANTE 1940

POST 1940

 

AREE CENTRALI
AREE PERIFERICHE
AREE CENTRALI
AREE PERIFERICHE

SVILUPPO EDILIZIO CHIUSO

 

 

Centro Storico, Quartiere Umbertino, Città Ottocentesca

Migliarina,  Scorza,  Pegazzano, La Chiappa, Mazzetta, Rebocco, Felettino, Pieve, Termo, Melara, Fossamastra, Canaletto, Valdellora

Nucleo Urbano Centrale

 

 

Colli

Migliarina, Ruffino, La Chiappa, Pegazzano, Buggi, Fabiano

Vicci

Marola-Cadimare

SVILUPPO EDILIZIO APERTO

 

 

 

 

TIPOLOGIA URBANA: AMBITI

 

ASSETTO MORFOLOGICO

ASSETTO TIPOLOGICO AMBIENTALE

 

- pianificato: codifica la presenza di un disegno progettuale unitario in grado di specializzare uno spazio urbano introducendo, nella maggior parte dei casi, forme e geometrie insediative autonome rispetto al contesto: interventi di edilizia residenziale pubblica e privata, piani di lottizzazione, piani di zona ecc.

 

omogeneo

 

presenza di costanti tipo-morfologiche e funzionali che determinano una immagine ordinata dello spazio urbano, articolata per singolarità ripetute di organismi architettonici.

disomogeneo

 

diversificazioni morfologiche degli organismi edilizi in presenza di destinazioni d'uso differenti ma compatibili con la residenza: sezioni stradali non proporzionate con le altezze degli edifici, volumi artigianali e/o commerciali frammisti alla residenza, presenza di edifici fuori scala con tipologie non omogenee rispetto al contesto.

 

 

 

TIPOLOGIA URBANA: AMBITI

 

ASSETTO MORFOLOGICO

ASSETTO TIPOLOGICO-AMBIENTALE

- ordinato: individua parti  della città diffusa riconoscibili per una modalità insediativa caratterizzata dalla organizzazione "spontanea" (in assenza, cioè, di uno strumento urbanistico di dettaglio unitario) di elementi in forma ripetitiva: insediamenti periferici a villino cadenzati con regolarità di rapporto tra edificio, spazio aperto e strada, successione di edificazione moderna aperta a costituire un fronte stradale unitario, ecc.

omogeneo

 

Presenza di costanti tipo-morfologiche e funzionali che determinano un'immagine ordinata dello spazio urbano, articolata per singolarità ripetute di organismi architettonici.

disomogeneo

 

Diversificazioni morfologiche degli organismi edilizi in presenza di destinazioni d'uso differenti ma compatibili con la residenza: sezioni stradali non proporzionate con le altezze degli edifici, volumi artigianali e/o commerciali frammisti alla residenza, presenza di edifici fuori scala con tipologie non omogenee rispetto al contesto.

eterogeneo

 

presenza di diversità tipologiche, architettoniche e funzionali sia interne all'ambito che rispetto al contesto: coesistenza di edifici residenziali ed industriali con densità eterogenee, vuoti urbani, ecc.

 

 

 

TIPOLOGIA URBANA: AMBITI

ASSETTO MORFOLOGICO

ASSETTO TIPOLOGICO AMBIENTALE

- di tamponamento : isola le parti edificate che non presentano affaccio diretto sull'ambito stradale e che tendono al completamento e all'intasamento di spazi interclusi.

 

 

 

- occasionale: ambiti caratterizzati da casualità insediativa, spesso con  modalità edificatorie disorganizzate e di tipo sparso: frange residenziali marginali,  aree comprese tra insediamenti a funzioni non residenziali, vuoti urbani, ecc.

disomogeneo

 

Diversificazioni morfologiche degli organismi edilizi in presenza di destinazioni d'uso differenti ma compatibili con la residenza: sezioni stradali non proporzionate con le altezze degli edifici, volumi artigianali e/o commerciali frammisti alla residenza, presenza di edifici fuori scala con tipologie non omogenee rispetto al contesto

eterogeneo

 

Presenza di diversità tipologiche, architettoniche e funzionali sia interne all'ambito che rispetto al contesto: coesistenza di edifici residenziali ed industriali con densità eterogenee, vuoti urbani, ecc.