4. Tessuti ed ambiti urbani periferici

Se, in periferia, i tessuti a sviluppo edilizio chiuso e a sviluppo edilizio aperto costi-tuiscono le parti urbane di prevalente valore storico (risultano infatti quantitativamente costituiti per il 70% circa da edifici costruiti prima del 1940) gli ambiti sono intesi come spazi urbani/parti di città articolati lungo un percorso e costituiti prevalentemente da edilizia moderna, caratterizzata da specificità di rapporti tra assetto morfologico e assetto tipologico/ambientale non riconducibili a quelle storiche di tessuto:

- l'assetto morfologico esprime le modalità più o meno riferite a un ordine riconoscibile del rapporto insediativo tra spazio pubblico e spazio privato, tra strada, piazza, edificio, spazio pertinenziale aperto;

- l'assetto tipologico ambientale interpreta le relazioni tra forme dello spazio edificato e dello spazio aperto, leggendo i differenti livelli di organizzazione morfo-tipologica delle "architetture" urbane e la composizione più o meno omogenea delle tipologie edilizie che affacciano sul percorso di riferimento.

La necessità di interpretare il grado di organizzazione delle forme insediative pe-riferiche in termini distinti rispetto a quelli dei tessuti storici deriva altresì dalla stretta eterogeneità strutturale e specializzazione tipologica dell'area periferica moderna, riferendoci con ciò sia alle modalità di impianto insediativo, sia alla descrizione morfotipologica delle componenti edilizie, condizionate da una più frammentaria distribuzione delle funzioni. L'identità strutturale di impianto dell'insediamento espressa dall’assetto morfologico è stata ricondotta a quattro differenti gradi di organizzazione urbana così definiti:

1)    pianificato: codifica la presenza di un disegno progettuale unitario in grado di specializzare uno spazio urbano introdu-cendo, nella maggior parte dei casi, forme e geometrie insediative autonome rispetto al contesto (interventi di edilizia residenziale pubblica e privata, piani di lottizzazione, piani di zona ecc.);

2)    ordinato: individua parti della città diffusa riconoscibili per una modalità insediativa caratterizzata dalla organizzazione sponta-nea (in assenza, cioè, di un disegno urbanistico unitario) di elementi in forma ripetitiva (insediamenti periferici a villino cadenzati con regolarità di rapporto tra edificio, spazio aperto e strada, succes-sione di edificazione moderna aperta a costituire un fronte stradale unitario, ecc.);

3)    di tamponamento: isola le parti edificate che non presentano affaccio diretto sull'ambito stradale e che tendono al completamento e all'intasamento di spazi, spesso corrispondente a modalità edifica-torie disorganizzate e di tipo sparso (fran-ge residenziali marginali, aree comprese tra insediamenti a funzioni non residen-ziali, vuoti urbani, ecc.);

4)    occasionale: circoscrive ambiti caratteriz-zati da casualità insediativa, spesso cor-rispondente a modalità edificatorie disor-ganizzate e di tipo sparso (frange resi-denziali, aree comprese tra insediamenti a funzioni non residenziali, vuoti urbani).

L’assetto tipologico-ambientale interpreta i differenti livelli di omogeneità architet-tonica interni all'ambito, contribuendo a definirne il grado di organizzazione:

1)    omogeneo: per la presenza di costanti tipo-morfologiche e funzionali che determi-nano un'immagine ordinata dello spazio urbano, articolata per singolarità ripetute di organismi architettonici. In questi ambiti è stata operata una ulteriore distinzione di specificità architettonica ed edilizia volta a evidenziarne la tipicità e il raggiunto grado di compiutezza anche in termini di linguaggio. Tale identificazione ha attribuito a ciascuno di essi una categoria di tipologia architettonica articolata in:

a)        quartieri ed episodi di edilizia residenziale pianificata, distinguendo i primi dai secondi per il grado di orga-nizzazione insediativa (pluralità di edifici analoghi tra loro coordinati, con presenza di polarità interne destinate a servi-zi). In senso storico, la distinzione operata tra moderno e contemporaneo è volta a sepa-rare l'edilizia degli anni '50/'60, cui è stato attribuito un valore architettonico-docu-mentario, dagli insediamenti più recenti;

b)        edilizia storica a villino e edilizia moderna a villino  indica rispettivamente gli insediamenti della prima metà del novecento e del secondo dopoguerra, diversificati sotto il profilo del linguaggio architettonico ma non dell' assetto morfotipologico;

c)         edilizia a palazzina qualifica gli ambiti, spesso di tamponamento, situati su percorsi minori, in cui tale tipologia si situa con medie densità edificatorie e un numero di piani generalmente non superiore a quattro all'interno di spazi privati, spesso destinati a giardino;

d)        edilizia moderna a condominio ed edilizia contemporanea a condominio individua i casi, situabili tra gli anni '60 e gli anni '80, di edilizia pianificata omogenea in prevalenza privata, caratterizzata da tipi architettonici moderni a blocco isolato ad elevata densità e con altezze spesso superiori ai cinque piani in cui i volumi si dispongono all'interno di uno spazio privato chiaramente individuato;

2)    disomogeneo: per le diversificazioni tipo-morfologiche degli organismi edilizi in presenza di destinazioni d'uso differenti ma compatibili con la residenza (sezioni stradali non proporzionate con le altezze degli edifici, volumi artigianali e/o com-merciali frammisti alla residenza, presenza di edifici fuori scala con tipologie non omogenee rispetto al contesto);

3)    eterogeneo: per la presenza di diversità tipologiche, architettoniche e funzionali sia interne all'ambito che rispetto al contesto (edifici residenziali ed industriali con densità eterogenee, vuoti urbani, ecc.).