1.3. Il sistema periferico policentrico

La lettura interpretativa delle parti urbane periferiche, ha portato ad una individuazione delle periferie non come indistinta entità areale costituita dalla giustapposizione di “zone” o “aree urbanistiche”, ma come organismo insediativo dotato di specifici caratteri distintivi di centralità, talvolta comuni a più organismi.

Il primo elemento di individuazione della organizzazione storicamente esistente negli spazi periferici ha permesso di evidenziare, quindi, le centralità presenti, la loro identità di luogo, il loro ruolo gerarchico all’interno delle unità o insiemi di unità, i loro caratteri morfologico-funzionali, i loro aspetti tipo-logici, interpretandone, nella prospettiva di piano, la potenzialità di fulcro per la riqualificazione del territorio periferico, globalmente interessato dai processi di omologazione dell’espansione metropolitana del dopoguerra. La lettura, operando una sintesi degli elementi evidenziati nelle indagini sulla “tipologia urbana”, ha indicato due livelli gerarchici di centralità: i Nuclei Storici Periferici e i Tessuti Centrali dei Quartieri. I primi rappresentano i principali nuclei della periferia storica, orditi spesso su un tramato viario organizzato: Migliarina, la Chiappa, Pegazzano, La Scorza. I secondi, che hanno uno sviluppo insediativo più episodico, sono stati individuati nei tessuti storici lineari presenti lungo le dorsali di impianto territoriale (Aurelia, Buonviaggio) e le direttrici costiere: Mazzetta, Canaletto, Fossamastra, Muggiano, Melara, Termo, Pieve, Felettino, Valdellora, Rebocco, Acquasanta. Gli elementi essenziali, in una lettura storica, morfologica e funzionale della periferia che assimilano queste centralità possono essere sintetizzati in alcuni caratteri ricorrenti che compongono uno schema strutturale elementare comune a ciascuna di esse:

- la localizzazione in corrispondenza di un percorso di impianto territoriale (dorsale);

- la presenza di edilizia storica in massima parte a sviluppo edilizio chiuso

- la presenza di un elemento polare (chiesa, piazza, nucleo di servizi pubblici...);

- la commistione di funzioni residenziali, commerciali, di servizio alla scala locale;

- la presenza di un toponimo identificativo;

- la presenza di almeno un corso d’acqua.

A questi caratteri necessari e distintivi, si associa in molti casi la vicinanza alle espansioni di edilizia pianficata storica e recente che hanno teso a consolidare e a connettersi con i nuclei e i tessuti centrali originari (Favaro Migliarina, Pianazze-Termo, Melara, quartiere polesano-Mazzetta, INA Casa e Gescal di Fossitermi-Scorza, tessuti pianificati di via Pisa e via Taranto- Pegazzano).

Queste centralità sono nella maggioranza dei casi incluse all’interno dei tessuti edilizi recenti, spesso in condizioni di congestione insediativa, di eterogeneità morfologica e di accessibilità carente, in particolare nelle fasce urbanizzate di “risalita” che hanno invaso il versante collinare.

I confini di ciascuna unità seguono in ogni caso limiti fisici di discontinuità morfotipologica dei tessuti, linee di contatto tra realtà urbane diversificate per caratteristiche tipologiche e ambientali : individuano cioè soluzioni di continuità significative nella variazione dalle caratteristiche fisiche, funzionali e tipologiche dei tessuti urbani.

Le problematiche delle unità insediative periferiche possono essere riassunte nelle generalità nei seguenti temi:

- da un punto di vista funzionale: lo stato di carenza nel sistema dell’accessibilità di livello locale e dei servizi di quartiere; la scarsa diffusione di funzioni specialistiche polari (terziario, servizi, funzioni ammini-strative pubbliche); la scarsa integrazione tra i tessuti insediativi, in particolare a carico dei più recenti interventi di Edilizia Pubblica; la presenza di attività incompatibili con la residenza, pressoché insostenibile nelle aree del levante costiero e dell’ “entroterra” industriale; la diffusione di aree e attrezzature dismesse;

- da un punto di vista morfologico-ambientale, l’eterogenea sovrapposizione di tramati insediativi scarsamente organizzati; la saturazione delle fasce pedecollinari e di versante con tipologie intensive debolmente connesse con i tessuti limitrofi; la diffusa disomogeneità di densità e tipologie edilizie; la diffusa presenza di vuoti urbani e di aree degradate.