2.3. L’organismo territoriale contempora-neo

La città della Spezia nel 1861 aveva 11.556 abitanti che progressivamente aumentarono fino a superare le centomila unità negli anni 80. Essendo impedita la crescita urbana verso occidente, a causa della costruzione del'Arsenale, ma anche per l’attrazione del polo spezzino verso la valle della Magra, sede delle comunicazioni verso il nord ed il centro Italia, il suo sviluppo fu orientato verso la piana di Migliarina fino ad interessare tutto lo spazio delle aree pianeggianti o pedemontane.

La figura dell'organismo territoriale che si ottiene è tutta protesa verso lo sviluppo delle aree pianeggianti e potenzia l'area della confluenza fra Vara e Magra in corrispon-denza di Santo Stefano e Ceparana. Sulla pedemontana sinistra della Magra, disposti sui terrazzi alluvionali, si distendono gli sviluppi in piano dei centri collinari di Ortonovo, Nicola, Castelnuovo e Fosdinovo, confluenti nelle espansioni di Sarzana e legati dal tracciato dell'Aurelia. Più a nord Santo Stefano, con lo svincolo autostradale, l'espansione dell'autoparco e del parco containers, si configura come area retroportuale del complesso nodo spezzino. L'organismo della bassa valle della Magra focalizzato su Sarzana, rafforzandosi il nodo della confluenza delle valli, tende ora a sdoppiarsi. Il collegamento autostradale con il Levante si configura quindi come l'asse portante degli sviluppi futuri, tanto più che oggi viene rafforzato dal terzo lotto della variante Aurelia che, se da una parte serve per snellire il traffico urbano, dall'altro servirà a rafforzare il collegamento con il polo di Santo Stefano considerato il naturale retroporto della Spezia.

Le espansioni edilizie della Spezia del dopoguerra furono regolate dal piano Moroni del ‘62 sostituito, a partire dal 1979, dal P.R.G. vigente approvato nell’87. Lo sviluppo contemporaneo della città tenta la ricucitura del tessuto urbano della piana di Migliarina con alcuni interventi nell'area della Maggiolina, ancora parzialmente libera. Il progetto (realizzato in parte), ha interrotto la continuità di corso Nazionale e ha inserito un parco urbano trasversale fra Mazzetta e Migliarina superando così l'area di conflitto fra le due orditure: quella pianificata di ispirazione ottocentesca e quella spontanea. Attuata l'occupazione delle aree pianeggian-ti, l'interesse si è rivolto verso il territorio periurbano, immediatamente prossimo alla città. Ciò si concretizza, a partire dalla fine degli anni '70, quando cominciano a concludersi i lunghi iter progettuali delle aree PEEP. Si realizzano così i quartieri di San Venerio, di Valdellora, di Pitelli, della Chiappa, del Favaro, di Strà, di San Bartolomeo. Accanto a questi interventi sovvenzionati, piani di zona di edilizia privata occupano, tra l'altro, le colline di Montepertico, di Sarbia e di Melara. Accanto a questi interventi si intensifica, nelle aree di completamento collinare, un'attività edilizia puntiforme di sensibile impatto ambientale. Il territorio periurbano, diventato l'area di immediata espansione della città, inizia a perdere la sua fisionomia agricola, sopratutto in corrispondenza delle aree prossime agli insediamenti urbani, dove esso tende ad assumere l'immagine piatta e uniforme del suburbio, accostando indifferentemente case, terreni incolti, baracche e aree di deposito. Anche i centri storici tendono a questo processo di banalizzazione, perdendo, di fatto, la loro caratteristica fisionomia. Le ultime vicende assistono al potenziamento della zona portuale con l'aggiunta di un secondo bacino a fianco di quello del vecchio porto mercantile e la realizzazione dei banchinamenti, presso la foce della Fossa Mastra, immediatamente collegati con lo svincolo autostradale. La realizzazione della bretella per Lerici costituisce una valida alternativa al viale San Bartolomeo smistandone i flussi di traffico.

 

TAV. C.14 – SISTEMA DELL’ORGANISMO TERRITORIALE CONTEMPORANEO